Con la Legge di Bilancio 2023 arriveranno nuove regole per l’utilizzo del POS, in particolare si parla con insistenza della possibilità che il Governo decida di portare a 60 euro il limite entro cui i commercianti saranno obbligati ad accettare i pagamenti digitali. La questione è calda e, anche per le pressioni dell’Unione Europea in tema di misure contro l’evasione fiscale, probabilmente si arriverà ad una soluzione a metà tra la libertà di pagare in contanti e l’obbligo dei pagamenti digitali con bancomat e carte di credito. Ma quanto costano le transazioni con il POS alle aziende e come possono risparmiare?
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Quanto costano le transazioni con il POS ai commercianti
Come se non bastassero gli aumenti delle bollette e la contrazione dei consumi, dovuti all’aumento dei prezzi per l’inflazione, i commercianti italiani si trovano a dover fare i conti con tutta una serie di spese per la propria attività. In questo periodo, si parla molto dei costi del POS, ovvero il dispositivo utilizzato per accettare i pagamenti digitali attraverso le carte di credito ed i bancomat. I motivi sono legati al limite di spesa entro cui le attività commerciali possono accettare pagamenti in contanti e che il Governo Meloni vorrebbe innalzare, nonostante il parere sfavorevole dell’UE nel contesto di applicazione del Pnrr e le indicazioni della Banca d’Italia.
Il POS, dall’inglese Point Of Sale (Punto Vendita, in italiano), ha davvero dei costi così insostenibili? Proviamo a vedere quali sono le spese fisse e variabili, ma anche le varie soluzioni che consentono di risparmiare.

Le spese fisse e variabili del POS
Sul mercato ci sono diversi modelli di POS, da quelli fissi da bancone alle versioni più evolute che consentono i pagamenti in mobilità, non solo al tavolo di un ristorante o di un bar, ma anche quando ci si trova a casa di un cliente o ad un mercato/fiera. Che si tratti di un dispositivo POS collegato via cavo alla presa telefonica tradizionale, dotato di tecnologia Wi-Fi o connesso alle reti di telefonia mobile (4G), va messo in conto che l’apparato ha un costo: in alcuni casi è fisso, in altri viene “affogato” nelle commissioni.
Le spese per il commerciante, al di là di come vengano distribuite, sono quindi di due tipi:
- l’acquisto o il noleggio del dispositivo;
- le commissioni applicate sui pagamenti ricevuti dai clienti.
Secondo una recente indagine realizzata da Confesercenti, disponibile a questo link, ogni anno vengono pagati dalle aziende la bellezza di 772 milioni di euro fra commissioni e acquisto/comodato dei dispositivi.
Si tratta di una cifra in forte crescita, nonostante la diminuzione dei costi per i servizi negli ultimi 5 anni, in gran parte dovuta all’aumento delle transazioni digitali, alimentata anche al cashback di Stato (Lotteria degli Scontrini).
I costi per il dispositivo e quelli per le transazioni
In genere, per il solo dispositivo occorrono dai 30 agli oltre 100 euro, mentre le commissioni oscillano su percentuali intorno all’1,5% su ogni transazione eseguita.
Ci sono poi società che non fanno pagare commissioni per le transazioni sotto i 10 euro, chi ha costi fissi indipendentemente dagli importi versati e chi, ancora, annulla i costi fissi alzando però la percentuale trattenuta sulle singole operazioni.

L'offerta dei POS bancari ed i nuovi modelli di business
Nel mercato della fornitura dei POS ai commercianti ci sono sia le banche, sia le società specializzate nei pagamenti digitali. In entrambi i casi, l’utilizzo del POS prevede un conto corrente di appoggio, ma ci sono profonde differenze su come queste realtà operano sul mercato.
Le banche puntano ovviamente ad offrire il POS come servizio agganciato ad un conto corrente aziendale, spesso con dei costi non irrisori, mentre le società specializzate in pagamenti hanno tutto l’interesse ad “alleggerire” la spesa per il conto a favore di quella per i servizi.
Non solo POS: le offerte aggregate delle società innovative
Quello dei POS è dunque un settore in rapido cambiamento, alimentato dall’interesse delle aziende che vi operano per la sua espansione dovuta all’obbligo dei pagamenti digitali tracciabili, ma anche alla possibilità di abbinare servizi di pagamento ad altre soluzioni per la produttività aziendale.
Nell’era di internet, ad esempio, il POS non è più solo uno strumento per i pagamenti con bancomat e carta di credito, ma anche per le transazioni online: con un gateway di pagamento integrato nel sito internet, dalle APP dello smartphone o con un link da scambiare via e-mail o attraverso un software di messaggistica immediata.
Rispetto al passato, inoltre, questi servizi sono spesso corredati da report dettagliati che aiutano a tenere traccia delle singole transazioni e ad analizzare i dati aggregati per migliorare la produttività aziendale. Da non sottovalutare è poi l’integrazione con i sistemi di cassa di ultima generazione, importanti soprattutto per chi effettua transazioni in mobilità.
Aziende come Anstel, inoltre, propongono pacchetti POS+Fibra per sfruttare al meglio le opportunità dei pagamenti digitali, sia in negozio che in mobilità.